ACI Storico: uno scherzo è bello quando dura poco

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Pensavamo si fosse dimenticato di noi e noi, diciamolo sinceramente, ci eravamo un po’ dimenticati di lui, ma il Presidente di ACI Storico – e di ACI, e di chissà che altro – Angelo Sticchi Damiani non è tipo da mollare la presa. Così, dopo un periodo di relativo silenzio, l’Automobil Club torna a ripresentare le proprie posizioni sulla “scottante questione dei veicoli storici”, attraverso una lettera manifesto pubblicata sull’ultimo numero di Epocauto. Un testo nuovo che ripresenta idee vecchie (e qualche correzione di tiro) e che ci dice che ACI non ha ancora imparato la lezione.

Il sospetto infatti ce lo siamo levati ormai da parecchio: il primum movens del mantra disfattista sulle “false storiche” è stata la presentazione di ACI Storico e della sua famigerata lista e, soprattutto, il tormentone dei catorci circolanti, stimati in oltre 4 milioni (catorci che hanno sfiorato più volte la cifra dei 5 milioni, a seconda delle dichiarazioni, assestandosi ora a 4,6 milioni, catorcio più, catorcio meno). Un tormentone il cui unico obiettivo raggiunto, ad oggi, è stata l’abrogazione dei benefici fiscali per i veicoli storici di età compresa tra i 20 e i 29 anni

Ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio le proposte dell’ACI, così come presentate dal suo Presidente.

1)    Individuazione dei criteri oggettivi di storicità del veicolo
Messa così verrebbe quasi da applaudire. Da anni noi di RIVS battiamo su sul tasto dell’oggettività e sapere che la nostra preoccupazione è condivisa anche da ACI non può che farci piacere.  Poi però, pensandoci meglio ci chiediamo: “sarà mica che con criteri oggettivi non si stia trovando un altro nome alla famigerata lista?”
Il problema non sono certo i criteri oggettivi dei veicoli (di per sé abbastanza ovvi), ma quelli necessari per individuare gli enti certificatori e la mancanza di un ente che “controlla i controllori”, oltre alle difficoltà di compiere accertamenti sull’uso dei veicoli storici. 

2)    Introduzione della classificazione di veicolo storico secondo parametri europei
Punto un po’ vago –  abbiamo visto che la situazione europea non è così monolitica. Quali sono i parametri europei a cui rifarsi? Che poi, se la proposta fosse fatta in termini di miglioramento e semplificazione, potremmo essere d’accordo, a patto di adeguare anche i costi di bollo (da trasformare in tassa di circolazione, e non di possesso com’è ora), passaggio di proprietà e costi per l’RC Auto ai parametri europei. Altrimenti non si capisce perché i collezionisti stranieri riescano a comprare e mantenere auto e moto che gli italiani non si possono più permettere.

3)    Lista chiusa di veicoli dai 20 ai 29 anni di età, da parte di organismi accreditati e competenti sulla base di criteri predeterminati  
Ragioniamo per assurdo e diciamo sì alla lista, almeno per un attimo, anzi estremizziamo il concetto: se lista deve essere che sia chiusissima, in modo che solo pochi modelli di indiscusso pregio storico possano usufruire delle agevolazioni a prescindere dal loro stato di conservazione, per incentivarne il mantenimento a costi ragionevoli. Perché una lista molto ristretta? Perché una lista troppo ampia, oltre al difetto originario di ogni lista, la difficoltà di scegliere i “modelli giusti” (affidando il compito a 10 pool di esperti avremo 10 liste diverse), andrebbe contro il proprio scopo, consentendo a molti veicoli di circolare anche in stato di conservazione pietoso, senza pagare nulla. Di contro, molti veicoli perfettamente conservati verrebbero mandati al macero perché esclusi dalla lista, e con loro la passione di chi li conserva. 

Fatte queste considerazioni, siamo ancora sicuri che la lista sia la scelta giusta?
La lista penalizza la passione, mentre RIVS intende premiarla, sempre.

4)    Abolizione obbligo di iscrizione dei veicoli nei registri storici
A parte il fatto che l’iscrizione non è criterio obbligatorio – semmai lo è il possesso di determinate certificazioni di storicità – su questo punto ci sarebbe molto da discutere. Per noi di RIVS, che mettiamo al centro la passione di chi conserva i veicoli storici, l’iscrizione dovrebbe essere un criterio fondamentale. Ma al contempo andrebbero ampliati i Registri riconosciuti, e sottoposti a regole uguali per tutti e ad una azione di vigilanza gestita dal Ministero dei Trasporti. Solo così si abbasserebbero i costi per gli appassionati e si eviterebbero le truffe

5)    Semplificazione delle modalità di rilascio delle certificazioni che consenta la presentazione di una autocertificazione per l’ottenimento dei benefici fiscali per i veicoli inseriti nella lista
Non siamo sicuri di aver capito. Se c’è una lista (che non c’è), è onere delle Amministrazioni aggiornare i propri database e le proprie pretese tributarie, cosa che peraltro avveniva – pure con qualche svista, per carità – per le moto inserite nella lista FMI. Chiedere al contribuente di autocertificare che la propria auto o moto è proprio quella che c’è nella lista di quelle in esenzione non è semplificazione, ma complicazione inutile (e aggiungiamo, tipica italiana).
Non abbiamo capito neppure perché si parli di rilascio di certificazioni, visto che vorrebbero eliminarle del tutto, ma per questa volta possiamo soprassedere. 

6)    Introduzione di controlli a campione sulle autocertificazioni
Sapete qual è il motivo per cui lo Stato ha trasformato il bollo da tassa di circolazione in tassa di possesso? Perché in pochi lo pagavano e soprattutto perché nessuno controllava. Inoltre cosa ci sarebbe da controllare, se volete la lista, ci pare chiaro che i veicoli presenti nella lista acquisiscono le agevolazioni in automatico, o no? Non è che state per caso suggerendo che i controlli a campione li debba fare ACI
Non è forse meglio far controllare i veicoli da enti autorizzati ed esercitare il controllo sull’operato di questi enti? Con un sistema di sanzioni amministrative per chi non rispetta le direttive statali si potrebbe garantire che nessuno faccia il furbo.

7)    Rilascio della targa originale a cura degli uffici del PRA
Ma l’intento non era quello di liberalizzare? Ci siamo persi qualcosa?

8)    Revisione dell’attuale disciplina in materia di tributi automobilistici per assicurarne l’uniformità territoriale, contrastando l’elusione derivante oggi dal riconoscimento indifferenziato della storicità dei veicoli
Non ci risulta che ad oggi il problema sia l’elusione dal pagamento del bollo, viste le pochissime Regioni in cui questo è ancora consentito. C’è un problema di uniformità tra contribuenti, e fin qui siamo d’accordo, e va risolto con una legge nazionale che stabilisca regole uguali per tutti.

Ci sarebbe anche un problema ben più grave di costi automobilistici troppo alti, per non parlare dei due Registri Pubblici che il contribuente italiano mantiene con le sue tasse. Di questo ACI non parla, ma forse era finito lo spazio.

Ci siamo divertiti un po’ a farvi le pulci, cari amici di ACI Storico, ma, al di là della voglia di fare polemica, quello che vogliamo fare presente che ci sono associazioni (ASI, RIVS, AAVS, FMI Registri storici di marca) che operano nel settore da decenni, parlandosi poco e male – facciamo un po’ di sana autocritica – e questa divisione, in cui ognuno guarda al proprio orticello (anche se qualcuno è latifondista) ha causato tutti i problemi di una legge inadeguata a proteggere il bene veicolo storico. Le  proposte di parte non interessano e non servono agli appassionati. E’ così difficile sedersi a un tavolo, parlare, e trovare una soluzione condivisa e utile agli appassionati? Noi di RIVS crediamo di no, e questa cosa ci fa sentire – ahinoi – sempre più soli. 
 

 

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