ASI, giù le mani dalle storiche trentennali

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L’emendamento – giudicato inammissibile in data 7 novembre dalla Commissione Bilancio – che prevedeva la reintroduzione del bollo ridotto per le storiche youngtimer, nascondeva in realtà un’insidia: la certificazione ASI obbligatoria per tutti i veicoli, compresi quelli con più di trent’anni. 

È la notizia di questi giorni, tutti ne parlano e tutti ne sembrano entusiasti: tornano le agevolazioni sulle ventennali! È scritto dappertutto.
Ma sarà vero? Ecco, non per rovinarvi la giornata, ma questo emendamento è stato giudicato inammissibile dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.

Questione finita, direte voi. E invece no! Vale la pena soffermarsi sul testo dell’emendamento, che nascondeva in realtà un’insidia: il primo comma della norma infatti prevedeva che la certificazione ASI diventasse obbligatoria per tutti i veicoli, compresi quelli con più di trent’anni.

Sì, avete capito bene. La norma proposta annullava ogni distinzione tra i veicoli storici youngtimer (20-29 anni) e quelli con più di trent’anni, triplicando la quota forfettaria prevista in caso di circolazione – 75 euro per le auto e 35 euro per le moto, e questo non sarebbe nemmeno una cattiva idea  – ma concedendo tale agevolazione ai soli veicoli iscritti ASI (per le moto anche FMI).

Quindi, nel caso fosse passata questa norma, tutti i possessori di un’auto storica sarebbero stati costretti a rivolgersi – volenti o nolenti – alla sola ASI per ottenere l’agevolazione. Le non iscritte ASI, dalle Isotta Fraschini alle Fiat 126, avrebbero pagato il bollo pieno a partire dal 1 gennaio 2017.

Sarebbe interessante provare a chiedersi chi potrebbe giovarsi di una norma simile. A voi viene qualche idea? Noi ci limitiamo a constatare che questo emendamento era, nei contenuti, pressoché identico alla norma in vigore nella Regione Sicilia e all’emendamento proposto – e poi bocciato – nella discussione parlamentare sulla legge di stabilità dello scorso anno. Inizia a venirci il dubbio che quella di voler certificare anche i veicoli trentennali sia la linea politica silenziosa adottata da ASI a partire da fine 2014. Una politica che oggi deve fare i conti con l’ennesima sonora sconfitta.

Di certo c’è che noi di RIVS non siamo affatto stupiti. Abbiamo infatti avuto modo di incontrarci/scontrarci con Roberto Loi, presidente di ASI, durante l’ultima edizione di Auto e Moto d’Epoca. Al di là di qualche scivolone comunque fortemente significativo – uno su tutti, quando l’avvocato Loi ammette un comportamento scorretto di alcuni club del meridione, dichiarando di non aver preso provvedimenti di alcun tipo – l’incontro è stato illuminante sotto molti aspetti.

E’ noto a tutti che RIVS e ASI hanno posizioni diverse sull’argomento, ma certe dichiarazioni ci hanno lasciati particolarmente perplessi. In particolare la rinuncia a sottoscrivere un documento d’intesa comune per il ripristino delle agevolazioni e la scelta di ignorare l’iniziativa bollostorico.it, partita peraltro da due club federati ASI che si sono uniti a RIVS e al Lamborghini Club Italia in questa fondamentale battaglia, sono la manifestazione evidente del disinteresse dei vertici di Torino per la ricerca di una soluzione condivisa con gli altri attori di settore.

La nostra domanda a questo punto è: ASI sta conducendo una battaglia a favore dei veicoli storici e degli appassionati o vuole solo riconquistare i soci (e gli introiti) perduti?
Ognuno tira l’acqua al proprio mulino, si sa, tuttavia non capiamo e non possiamo giustificare in alcun modo, la possibilità che anche tutti i veicoli di 30 o più anni, siano costretti a scegliere tra pagare il bollo o pagare un balzello ad ASI. E’ inaccettabile come principio, e lo è ancora di più se applicato a uno dei paesi dove una tassazione iniqua e cieca alle esigenze dei collezionisti di auto e moto d’epoca continua ad arrecare danni – ad oggi incalcolabili – a un settore dalle enormi potenzialità, presenti e future.

Cara ASI, il nostro messaggio è chiaro: giù le mani dalle auto e moto storiche trentennali! 

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