Nota della redazione: a seguito dei numerosi articoli relativi alla lista ACI pubblicati recentemente su molti siti di informazione, si rende necessario precisare che tale lista non ha alcun valore legale e assicurativo. La lista di ACI storico è soltanto una proposta che al momento non è stata riconosciuta nè dalla legge nè tantomeno dalle compagnie assicurative o da ANIA. Il nostro articolo, a differenza di molti altri, spiega chiaramente il valore attuale della lista, aggiungendo anche l’opinione del RIVS sulla sua effettiva utilità e opportunità.
Da quando il presidente Sticchi Damiani ha comunicato la decisione di entrare a far parte del mondo del motorismo storico, si è fatto un gran parlare delle intenzioni e dei progetti dell’Automobile Club Italiano. Dopo la presentazione effettuata durante la Fiera Auto e Moto d’Epoca di Padova, la proposta di ACI ci appare piuttosto semplice (semplicistica?) e chiara, ossia riconoscere come storici i veicoli che abbiano almeno una delle seguenti caratteristiche:
1. Avere 40 anni o più d’età;
2. Essere presenti in una lista appositamente redatta da un organo “imparziale”, l’ACI stessa.
Una proposta semplice e chiara, dicevamo, ma non per questo accettabile nelle premesse e corretta nelle conclusioni a cui giunge. Analizziamola e poniamoci alcune domande.
In sostanza, il ragionamento che fanno ACI e il suo presidente è quello di dire che, se una Fiat Punto regolarmente circolante può essere considerata storica e godere degli stessi vantaggi, fiscali e assicurativi, di una Alfa Romeo 1750 6C degli anni Trenta, si crea una situazione potenzialmente dannosa per tutto il movimento: la Fiat Punto difatti, circolando quotidianamente, inquinerà e avrà maggiori probabilità di rimanere coinvolta in sinistri, generando per questo una negativa propensione delle assicurazioni a sviluppare prodotti in un mercato sempre meno conveniente.
Immediata conseguenza di questo ragionamento, che non esitiamo a definire quantomeno miope, dato che trascura il fatto che il problema non risiede nell’oggetto in sé – l’auto – ma nell’uso che se ne fa, è suddivisione dei veicoli lungo uno spartiacque rappresentato dai 40 anni di anzianità, ma la soluzione proposta da ACI lascia moltissime perplessità. Anzitutto non si basa su nessuna legge, né nazionale né tantomeno internazionale, in materia di veicoli storici. Non stiamo qui discutendo se la soglia dei 40 anni sia giusta o sbagliata: è semplicemente un’invenzione. La F.I.V.A., autorità internazionale in materia, ha sempre considerato storici i veicoli ultraventennali in possesso di determinate caratteristiche tecniche, tra cui lo stato di conservazione. Lo stesso limite fissato anche dalle leggi nazionali, anche se con alcune specificazioni tutt’ora poco chiare.
Innalzare a proprio arbitrio l’età dei veicoli non è semplicemente un modo per rimandare il problema? Chi ci dice che domani non arriverà qualcuno dicendo che i veri veicoli storici sono quelli che hanno almeno 80 anni, o 100? E siamo davvero sicuri che un veicolo quarantennale sia utilizzato solo saltuariamente?
Veniamo poi alla famosa lista che, grazie alla collaborazione di alcuni (anonimi) esperti e sulla base di criteri sconosciuti, ACI ha già provveduto a redigere, includendo oltre 300 modelli di autovetture con meno di 40 anni degne, secondo l’Automobil Club, di essere considerate di interesse storico e collezionistico. Proseguendo nel proprio ragionamento, ACI afferma che questa lista renderebbe superflua l’iscrizione ad un club di veicoli storici, in quanto ogni veicolo riportato nella lista sarebbe storico automaticamente, senza bisogno di ulteriori accertamenti o di ulteriori dimostrazioni, da parte del proprietario, di un interesse di tipo associativo o amatoriale nella conservazione dello stesso.
Tralasciando per un secondo il fatto che una lista appare uno strumento eccessivamente rigido – Ad esempio, perché dalla lista è stata esclusa del tutto la Fiat 126, mentre risultano incluse delle versioni particolari di Fiat Uno? – è utile sottolineare che aver allo stesso tempo eliminato ogni riferimento ad un’iscrizione personale del proprietario ad un club di veicoli storici effettivamente elimina ogni forma di controllo documentale e peritale sul veicolo. Peraltro, nell’ipotesi che questa lista – che non ha alcun valore e nessun appoggio normativo – passasse così come attualmente redatta, dal prossimo anno le Fiat Punto (nelle versioni Cabrio, GT Turbo ed Energy Saving), quotidianamente circolanti, per quanto malconce, e pressoché assenti da ogni raduno di auto storiche, godrebbero degli vantaggi assicurativi e fiscali concessi ad un’Alfa Romeo 1750 6C.
Se un modello incluso nella lista è ridotto allo stato di rottame è da considerarsi comunque storico? Se circola quotidianamente non ripropone nuovamente il problema che ACI dichiara di voler risolvere? Soprattutto siamo proprio sicuri che la soluzione stia in una lista?
L’impressione che se ne ricava è che ACI si sia sostituita – e verrebbe da domandarsi il perché – ad ASI nella produzione di quella determinazione che il legislatore richiede invano all’Automotoclub Storico Italiano da ormai quattordici anni, e che l’ASI non produce per motivi che, oramai, sono noti a tutti. L’unica costante è che le leggi vigenti non piacciono a nessuno (senza dubbio andrebbero riviste!), e chi ha il potere di farlo cerca di scavalcarle pro domo sua. E, da questo punto di vista, ACI storico non rappresenta per niente una novità nel mondo del motorismo storico.