Il governo Renzi ha deciso: a partire dal 2015 solo i veicoli con più di trent’anni potranno godere delle agevolazioni fiscali su bollo e IPT. A nulla sono serviti gli emendamenti presentati in maniera del tutto trasversale da alcuni parlamentari. Prima la Camera e successivamente il Senato hanno infatti cassato ogni tentativo di revisione di una norma che, sospinta e supportata dal ritornello delle “false storiche” da punire, ha portato, come spesso capita in queste situazioni, a una forma di giustizia sommaria che va a colpire uno dei pochi settori italiani in costante crescita.
Come spesso abbiamo letto e sentito, è in momenti come questo che bisogna stringere i denti e ripartire con più forza, con idee nuove e volontà rinnovata ed è quello che il Registro farà insieme a tutti gli appassionati che lo compongono. Prima, però, permetteteci di levarci qualche sassolino dalla scarpa.
L’abbiamo detto e ripetuto più volte, ma non fa male dirlo nuovamente: a noi del RIVS non è piaciuta l’atmosfera che si è venuta a creare intorno al nostro mondo, soprattutto a causa di chi di auto storiche non sa nulla (in particolare a partire dalla famosa puntata della trasmissione Report).
La retorica dei “furbetti che circolano tutti i giorni”, del parco automobili più vecchio d’Europa, formato da vecchie carrette arrugginite, delle certificazioni rilasciate senza criterio. Tutti luoghi comuni trasformati in verità senza che venisse compiuto un serio esame della situazione; luoghi comuni che hanno portato a misure che colpiscono indiscriminatamente l’intero settore, senza tenere conto del contesto in cui questo si trova ad operare.
La retorica, che cavalca il formidabile argomento dell’Europa, dove “per tutti valgono i trent’anni”, senza tenere in minima considerazione il fatto che in Europa la tassa di possesso non esiste, esiste ovunque la tassa di circolazione. Senza che nessuno poi ci spieghi quanto meno costa in Europa mantenere un’auto e quanto questa differenza di costo va ad incidere nel conto complessivo di 30 anni di tasse.
La retorica di chi sostiene la necessità di “svecchiare il parco auto circolante” e non si rende conto che avere anche un’auto nuova piacerebbe a tutti (o quasi), ma che il mancato acquisto non dipende dal possesso di auto “vecchie”; e che esiste invece un discorso più ampio legato al potere d’acquisto degli italiani, al peso delle tassazione in generale, alla disoccupazione e alla precarietà nel mondo del lavoro. Non si incentiva l’acquisto di auto nuove imponendo ulteriori tasse a quelle più anziane, lo si incentiva aumentando il lavoro, i redditi, la produttività. Perché le cause dell’invecchiamento del parco auto stanno tutte nella crisi economica peggiore degli ultimi 50 anni, una crisi da cui l’Italia sta uscendo – forse – con le ossa rotte, molto peggio che gli altri paesi europei.
Una retorica di improvvisati censori formata da argomenti che non reggono, o che perlomeno non giustificano una manovra così drastica e miope – ricordiamo che per alcuni modelli, oltre alla tassa di possesso, scatterà anche il superbollo – pensata solo in funzione di un raggiungimento dei saldi necessari per ottenere il 6 nei compiti a casa da presentare a Bruxelles, una sufficienza stiracchiata che va bene oggi – forse, nuovamente forse – ma mette in gioco il domani.
Ecco. Ci siamo sfogati, servirà a poco, ma speriamo che dia da pensare a qualcuno. E ora? Ora, come dicevamo all’inizio è l’ora di ripartire. Da cosa? Da alcune certezze e da tante nuove idee e progetti. Cominciamo dalle prime.
Questa legge, dal punto di vista dei benefici fiscali, significa la fine del monopolio ASI così come l’abbiamo conosciuto. I privilegi ingiustamente concessi da alcune amministrazioni agli associati ASI nei confronti degli altri appassionati in possesso di auto ventennali andranno difatti a decadere.
C’è poi la buona notizia – che va diffusa il più possibile per evitare inutili confusioni – che dal punto di vista assicurativo non cambia nulla. Le agevolazioni assicurative, frutto di accordi tra privati (i club e le compagnie), continueranno a restare in vigore, non essendo le assicurazioni in alcun modo vincolate alle definizioni legislative.
E i progetti? Siamo ottimisti e vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, dunque, qualche buona notizia c’è: maggiore libertà di scelta per gli appassionati e maggiore concorrenza tra gli enti. Una maggiore concorrenza che, in un settore per anni prigioniero di una legge scritta male e interpretata peggio, siamo sicuri porterà una sferzata di novità a tutto il movimento. RIVS dunque riparte da qui: dalla volontà di continuare la propria battaglia legislativa al servizio di tutti gli appassionati (perché nessuna legge, nemmeno questa, è eterna); dall’idea di strutturare nuovi servizi e di potenziare quelli esistenti, per tutti gli associati; dalla passione che ci guida ogni giorno, perché non esiste legge che la possa abrogare.