Nei giorni 19 e 26 settembre scorso si è tenuto a Milano presso il Collegio Lombardo Periti Esperti e Consulenti, per la seconda volta, un corso dedicato ai periti riguardante i veicoli d’epoca con la finalità di conoscere meglio questo settore del collezionismo al fine di classificare, non solo per il risarcimento dei danni, le varie tipologie di veicoli e le loro caratteristiche. Docenti del corso sono stati: Sergio Puttini, storico dell’auto e del costume, perito d’arte per veicoli d’epoca, modernariato e collezionismo, giornalista e autore di libri e Andrea Lopane, carrozziere specializzato in auto d’epoca, perito meccanico diplomato all’ITIS Galvani di Milano, perito in infortunistica stradale e tecnica, iscritto anche alla facoltà di psicologia all’Università di Torino ma lasciata al V° anno per seguire le orme paterne nell’attività di carrozziere. Le due giornate hanno affrontato il tema dei veicoli d’epoca non come semplici mezzi di trasporto ma come opere d’arte quindi è stata evidenziata l’attenzione da prestare, nella riparazione e nel restauro, all’originalità e non alla sola funzionalità come sono soliti rapportarsi i periti e i riparatori dei veicoli semplici mezzi di trasporto. I lavori si sono aperti con una prima suddivisione dei veicoli d’epoca in tre categorie: “di interesse storico” veicoli di oltre cinquant’anni, “di interesse collezionistico” veicoli di oltre vent’anni e “di interesse amatoriale” veicoli con oltre dieci anni; questa categoria è stata ritenuta di particolare rilievo per la salvaguardia e la conservazione dei veicoli di recente costruzione la cui uscita di scena è sempre più veloce sia per i tempi di rottamazione quanto per gli incentivi. Per il riconoscimento di auto d’epoca o di interesse collezionistico è stata poi ribadita l’importanza dell’iscrizione ad un Club, Registro o Associazione ufficialmente costituito, in quanto questa iscrizione consente, sotto un certo aspetto, una classificazione del veicolo come un oggetto di collezione e di non essere più considerato semplicemente un veicolo vecchio destinato alla rottamazione alla fine del suo utilizzo. Si è poi proseguito richiamando una suddivisione sulla base dell’anno di costruzione nonché sulle caratteristiche delle condizioni di conservazione dei veicoli che sono stati ripartiti nelle seguenti categorie:
“conservato”, autentico o in condizioni d’uso
“restaurato”, restauro totale, parziale o conservativo
una considerazione di particolare importanza è stata ribadita in merito alla riparazione, in seguito a sinistro, di un veicolo conservato: “la riparazione, anche se eseguita a regola d’arte, non restituisce le caratteristiche del vissuto e la patina del tempo, quindi il veicolo d’epoca a seguito della riparazione non ha acquisito alcun miglioramento ma una perdita di identità storica”.
Altro tema di grande attualità affrontato è stato quello di una definizione corretta dello stato di fatto del veicolo che vengono così ripartiti:
“ricostruiti” i veicoli originali con parti totalmente rifatte, secondo le caratteristiche dell’epoca per riportare lo stesso allo stato di fatto di quando è stato costruito – esempio: berlina trasformata in camioncino e riportata a berlina
“assemblati” veicoli realizzati con parti e ricambi originali in epoca successiva alla cessata produzione o alla chiusura della Casa costruttrice
“copia” veicolo identico in tutto e per tutto ad uno d’epoca, se dichiarato e come tale riconosciuto non si tratta di un falso, in tal senso è stato portato l’esempio delle copie nelle opere d’arte.
“replica” con questo termine si è inteso definire i veicoli in stile suddivisi in “con parti d’epoca” ed “ex novo”, ovvero autoveicolo odierno in stile; anche in questo caso si è fatto un riferimento all’arte e in particolare ai mobili in stile dove gli stessi sono realizzati sia con legni d’epoca che contemporanei. Queste categorie di veicoli, comunque, non possono essere considerate d’epoca se non dopo i tempi previsti per essere ritenuti tali a tutti gli effetti.
E’ stato poi affrontato il settore dei veicoli “trasformati” e il valore storico o di costume delle trasformazioni in veicoli da competizione, in camioncino, da furgone a giardinetta, in macchina agricola, la sostituzione del motore e le ricarrozzature in cabriolet e spider, queste due ultime sono state ulteriormente suddivise in due gruppi: “d’epoca” e “attuali”; le realizzazioni odierne non hanno pertanto un valore storico, potranno essere considerate d’epoca solo dopo che siano trascorsi i termini previsti per diventare tali.
La suddivisione si è conclusa secondo le caratteristiche di produzione in: “di serie”, “di serie limitata o piccola serie”, “elaborata di carrozzeria e/o di meccanica”, “accessoriata”, “esemplare unico” e “prototipo”.
La seconda sezione dei lavori ha affrontato il valore commerciale e di stima, i criteri di valutazione, gli accessori d’epoca secondo gli usi e costumi, gli adeguamenti al codice della strada del 1959 (frecce, fanaleria ecc.), i restauri d’epoca e le moderne tecniche di riparazione e restauro, la conservazione delle parti d’epoca e delle caratteristiche storiche. Si è trattato di due intense giornate che hanno stimolato i periti ad una maggiore sensibilità e consapevolezza nei confronti dei veicoli d’epoca riguardanti il loro valore storico e non solo economico, in merito alle tecniche e alle modalità relative agli interventi da effettuare. Per i collezionisti e per quanti si interessano di veicoli d’epoca è stata un’ulteriore occasione per vedere considerati i loro gioielli come delle vere e proprie opere d’arte ricche di storia non solo della motorizzazione ma anche del costume del XX secolo.
Intervista a Sergio Puttini
Dopo l’interesse riscontrato dal secondo corso di Auto d’epoca per periti e l’esposizione di camion d’epoca a Caorle abbiamo intervistato lo storico dell’auto e del costume Sergio Puttini, perito d’arte per veicoli d’epoca e docente del corso.
D – Quando è nata questa sua passione per i veicoli d’epoca.
R. – Fin da ragazzino mi sono appassionato alla storia dei veicoli a motore ed ho iniziato a collezionare modellini di automobili e veicoli in genere nonché raccogliere documenti e libri del settore. L’associazione al Club delle Quattroruotine e la partecipazione alle esposizioni di Milano e Roma di giocattoli e modellismo sono state determinanti per sviluppare in modo più determinato questa mia passione e la mia successiva iscrizione al C.M.A.E (Club Milanese Automotoveicoli d’Epoca) , ad essere tra i soci, fin dalla fondazione, dell’A.I.S.A. (Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile).
D. – La sua tessera A.S.I. porta, infatti, il numero 365.
R. – Effettivamente.
D. – Ma ritorniamo a quali sono stati gli antefatti che lo hanno portato ad essere un perito d’arte per veicoli d’epoca.
R. – Devo ancora ritornare molto indietro nel tempo e all’incontro con Gianni Mazzocchi, in Via Monte di Pietà, dove all’epoca aveva sede Quattroruote, e al suo incoraggiamento ad intraprendere delle collaborazioni con riviste specializzate Alla fine degli anni Settanta vengono così pubblicati i miei primi articoli su auto, moto e camion del passato e successivamente realizzo altresì vari libri. All’inizio degli anni Ottanta sono tra i protagonisti delle prime mostre dedicate ai veicoli storici, queste manifestazioni sono state un ulteriore passo per specializzarmi anche come perito d’arte per veicoli d’epoca visto anche il mio interesse per l’arte.
D. – I primi anni Ottanta sono stati per lei significativi in quanto ha gettato le basi per la fondazione di un club dedicato ai camion d’epoca.
R. – In effetti è cosi, ad una di queste prime mostre di auto d’epoca, da me curate, Gino Tassi con alcuni importanti collezionisti mi hanno stimolano a programmare una mostra con camion d’epoca; nasce così nel 1983 al Parco Esposizioni di Novegro, Milano Linate, “Camion Story”.
D. – Si può far risalire a quella data il momento della nascita del Club di camion d’epoca?
R. – In un certo senso si, è stata quella, infatti, l’occasione di far incontrare il primo nucleo dei fondatori del Circolo Italiano Camion Storici: Aliani, Righini, Marchiori, Morini, Bolis, Politi, Barletti, Troiano ma anche gli amici del Club dei mezzi Militari. Dopo questi primi incontri viene costituito il comitato promotore e qualche tempo dopo si programma l’assemblea costituente presso il Museo di Quattroruote a Rozzano.
D. – Ma per la federazione all’AS.I. mi risulta siano passati alcuni anni, come mai?
R. – Per una semplice ragione i promotori erano già tutti soci di altri Club A.S.I., per cui la federazione è avvenuta solo quando si è raggiunto il numero stabilito di soci non ancora iscritti all’ A.S.I.
D. – Tutti i Club hanno un simbolo, come è nato quello del Circolo?
R. – Quando è stato costituito il comitato promotore e come nelle migliori tradizioni è stato ideato a tavola in una trattoria, naturalmente di quelle dei camionisti, e disegnato su di un tovagliolo di carta. Si discuteva su come questo simbolo doveva rappresentare il mondo dei camion senza privilegiarne alcuno. Ho così pensato, interessandomi come già detto di arte, di raffigurarne uno un po’ naif nel quale potevano convivere tutti gli elementi dei musoni, come il triangolo sul tetto della cabina per segnalare il traino del rimorchio ma anche i paracarri delle strade dell’epoca.
D. – Quali sono state le manifestazioni più importati che hanno contribuito all’affermazione del Circolo?
R. – Praticamente tutte, ma dovendone fare una selezione inizio con la sfilata a Torino per celebrare i vent’anni dell’IVECO, la partecipazione ai Saloni del Veicolo Industriale al Lingotto a Torino e al Transpotec a Verona, la carovana in Umbria, i raduni in Emilia a Fidenza e Parma, il Concorso di Eleganza del C.M.A.E. che ha visto sfilare per le vie del centro di Milano camion e autobus accanto a prestigiose automobili, le presenze in pista al Trofeo Ascari e per quanto riguarda gli eventi culturali le sfilate per Milano in occasione delle mostre d’arte dedicate al Futurismo e al Novecento, l’esposizione davanti Villa Litta a Lainate (Milano) in occasione della mostra “Dopoguerra a Milano” quest’anno voglio ricordare la rievocazione del percorso storico Serravalle Scrivia – porto di Genova – Serravalle Scrivia e l’esposizione di Caorle dove ci siamo incontrati .
D. – In tutti questi anni il Circolo dei camion storici, del quale è socio fondatore e vice presidente, è sempre stato presente a manifestazioni di particolare rilievo, ci sono altre iniziative dove i camion d’epoca sono dei protagonisti?
R: – A questo punto ritengo significativo ricordare le trasmissioni radiofoniche di RAI Radio Uno e ISORADIO dove, grazie all’Albo degli autotrasportatori, regolarmente sono ospite e tratto argomenti relativi alla storia del camion e agli usi e costumi degli autotrasportatori.
D. – I camion d’epoca, insomma, visto i suoi interventi in vari settori anche culturali, sono presenti a tutto campo, come le auto e le moto d’epoca; che cosa secondo Lei deve ancora essere portato avanti per una più vasta conoscenza della storia dei mezzi motorizzati?
R. – Direi, prima di tutto, un riconoscimento come bene storico e culturale da tutelare e salvaguardare, ma questo non solo riferito ai camion e agli autobus d’epoca ma a tutti gli automotoveicoli perchè, nel bene come nel male, i mezzi motorizzati sono stati dei protagonisti della storia del XX secolo e certamente del XXI .